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Esteri

La denuncia di un uomo fuggito da un campo di prigionia cinese: “Volevano espiantarmi gli organi”

Un uomo kazako fuggito da un campo di prigionia cinese ha denunciato di aver subito torture per sette mesi e di essere vivo per miracolo.

Il governo della Cina da parte del Partito Comunista impone un ferreo controllo delle notizie che possono o non possono uscire dal territorio. Questo fa sì che molte delle cose che succedono all’interno del territorio cinese non arrivino in occidente. Spesso quindi ci sono fughe di notizie e, nella maggior parte dei casi, riguardano azioni violente e violazioni dei diritti umani da parte della polizia e del governo cinese. Non potendo avere notizie di conferma, queste fughe di notizie possono anche essere frutto di una propaganda anti regime.

Chiarito questo riportiamo quanto denunciato da un uomo di origine kazaka e riportato sul tabloid britannico ‘Daily Star‘. Il testimone racconta di essere stato arrestato per via di un fraintendimento mentre si recava a fare visita alla madre. L’uomo, Omir, viaggiava spesso in Cina, poiché di mestiere fa l’agente di viaggi, ed è stato accusato di aver fatto scappare e procurato i visti ad alcuni cittadini cinesi per entrare in Kazakistan. L’accusa formulata nei suoi confronti è stata di “Istigazione al terrorismo” e l’arresto immediato.

La denuncia di un uomo fuggito da un campo di prigionia cinese: “Volevano espiantarmi gli organi”

Dopo una settimana di detenzione nella centrale di polizia, durante la quale è rimasto per tutto il tempo con le mani legate ed il volto coperto da un cappuccio, Omir è stato portato in quello che definisce un campo di prigionia e tortura, gli stessi che il governo cinese chiama campi di rieducazione: “Sono stato legato ad una sedia chiamata sedia della tigre. Il mio corpo è stato ricoperto per intero da legna e le mie mani colpite ripetutamente con un martello. Con una frusta in metallo mi colpivano la schiena e lo stomaco”.

Dopo alcune settimane la tortura è cambiata, l’uomo è stato sospeso in aria con delle funi che gli sorreggevano mani e piedi. Quella posizione era utile a colpirlo con la frusta dal basso per una tortura conosciuta come “L’uomo volante”. Un giorno gli hanno fatto un prelievo di sangue e gli hanno esaminato gli organi. Omar sostiene che l’intento era quello di estrarglieli: “Sono rimasto imprigionato per sette mesi e dieci giorni. Sono rimasto terrorizzato per molto tempo ed avevo quasi perso la speranza. Sono stato torturato, ma non sono stati toccati gli organi interni. Li hanno lasciati in condizioni perfette”.

Non è chiaro come sia riuscito ad uscire dal campo di prigionia, né se quanto racconta sia veritiero. Come anticipato sopra, infatti, si tratta di dichiarazioni che non sono sostenute da prove concrete. L’uomo attualmente è in perfette condizioni e non ci sono segni della violenza subita.

F.S.

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