L’eurodeputato József Szájer era noto non solo per le sue posizioni omofobe, ma anche come uno dei fondatori del partito anti-lgbt e di estrema destra Fidesz. Ma non è il solo
Un’orgia clandestina in pieno centro, durante il Covid, con quantitativi spropositati di alcool e droga: succede a Bruxelles, dove la polizia ha fatto irruzione attorno alle 21.30 al primo piano di un bar in Rue des Pierres, a pochi passi da Grand Place. 25 i partecipanti alla ‘gang bang’, quasi tutti uomini: una notizia che sarebbe passata nel giro di pochi giorni in secondo piano se non fosse che fra di loro è stato pescato l’europarlamentare dell’estrema destra ungherese József Szájer (oltre che due persone in possesso di passaporto diplomatico).
Il tentativo di fuga prima delle dimissioni
Dal racconto della procura belga è emerso che mentre la polizia stava effettuando l’identificazione dei presenti, uno di loro è stato fermato mentre tentava di lasciare l’abitazione attraverso una grondaia, ferendosi durante il tentativo di fuga e con uno zaino con dentro della droga: si tratta proprio di Szájer, che a quanto pare avrebbe immediatamente invocato l’immunità parlamentare. Ma dopo che la notizia è trapelata nel giro di pochissimo, il fedelissimo di Orban non ha avuto altra scelta se non quella di ammettere pubblicamente il fatto e di rassegnare immediatamente le sue dimissioni: “Ero presente alla festa privata – ha ammesso Szájer – Dopo che la polizia mi ha chiesto la mia identità, dato che non avevo un documento a portata di mano, ho dichiarato di essere un eurodeputato. La polizia ha continuato la procedura, ha redatto un verbale e mi ha accompagnato a casa, ma non ho fatto uso di droghe. Mi sono offerto con la polizia per un test istantaneo, ma non me l’hanno fatto”, ha detto il politico, continuando a ribadire la sua estraneità all’uso di droghe e porgendo pubblicamente le scuse alla sua famiglia e con i colleghi del partito: “secondo la polizia hanno trovato pasticche di ecstasy, ma non era mia e non ho idea di chi fosse. Mi rincresce profondamente di aver violato le restrizioni anti Covid, è stato un atto irresponsabile da parte mia, sono pronto a pagare la multa. Con le mie dimissioni di domenica ho tratto le conclusioni politiche e personali. Mi scuso con la mia famiglia, con i miei colleghi, con i miei elettori, chiedo loro di valutare questo infortunio tenendo conto di trent’anni di duro lavoro, con devozione. Il mio errore è strettamente personale, sono l’unico responsabile. Chiedo a tutti di non estenderlo alla mia patria o alla mia comunità politica”.
Omosessualità ed estrema destra: gli altri casi
Il politico – che ha 59 anni ed è membro del parlamento europeo dal 2004 – è noto nel Paese per le sue posizioni estremiste oltre che per il suo sostegno a quella che viene definita la “famiglia tradizionale”: sposato con la nota giudice a avvocatessa Tünde Handó, con la quale ha una figlia, József Szájer è stato il fautore in prima persona dell’inserimento, all’interno della Costituzione ungherese, di un articolo in difesa del matrimonio eterosessuale che recita: “l’Ungheria tutela l’istituto del matrimonio tra uomo e donna, rapporto matrimoniale volontariamente instaurato, nonché la famiglia come base per la sopravvivenza della nazione”.
Ma quello di Szájer non è il primo, né l’ultimo, caso di politici di estrema destra di orientamento omosessuale: Gerald Grosz, giovane leader del partito estremista ‘Alleanza per il futuro dell’Austria (BZÖ)’, si è apertamente dichiarato gay, portando una piccola rivoluzione nella galassia dei partiti estremisti di destra dichiaratamente anti lgbt. Ma d’altronde non è fatto recente che nel ‘sistema destra’ o addirittura nel mondo dei nazisti ci siano stati personaggi apertamente omosessuali: pensiamo a Michael Kühnen, leader indiscusso del neonazismo tedesco tra gli anni ’70 e ’80, o andando più indietro a Maurice Sachs, scrittore ebreo ed omosessuale che oltre ad essere una spia durante il secondo conflitto mondiale divenne un fervente collaboratore della Gestapo nazista.
Insomma, gli esempi non mancano e potremmo elencarne molti altri, anche nel mondo della cultura nazionalista: in fondo, forse è giunta l’ora di comprendere che il proprio orientamento sessuale non si può di certo scegliere, ma si può decidere quale orientamento politico seguire, e che nelle agente politiche di destra sarebbe di certo più coerente se scomparissero le crociate anti-lgbt del tutto inutili visto l’esempio riportato oggi.