Le notevoli modifiche legislative arrivano dopo le proteste dilagate in tutta la nazione dopo i molteplici, e terribili, casi di violenza sessuale avvenuti negli ultimi mesi
Linea dura in Pakistan, dove il governo ha deciso di approvare due ordinanze anti-stupro che mirano da un lato a modificare la definizione del reato di violenza sessuale e dall’altro a imporre pene esemplari per gli stupratori. Per quanto concerne in particolare quest’ultimo aspetto, il governo pakistano ha deciso di optare per la castrazione chimica e l’impiccagione di coloro i quali commettono reati sessuali.
Il primo ministro Imran Khan ha presieduto una riunione di gabinetto per apportare due importanti modifiche al codice penale pakistano in materia di reati sessuali. Fra i più importanti cambiamenti, l’emendamento andrà di fatto a modificare la nozione di ‘stupro’ includendo al suo interno anche la violenza contro le persone transgender e il reato di stupro di gruppo. Oltre a questa modifica, il governo pakistano ha deciso di proibire il terribile e controverso test “a due dita” finalizzato a valutare la ‘lassità’ dei muscoli vaginali con le mani. Inoltre, per coloro i quali commetteranno reati di stupro, sia di gruppo che individuale, sarà prevista la castrazione chimica o l’impiccagione. Il ministro dell’Informazione Shibli Faraz, in una conferenza stampa dopo l’incontro, ha dichiarato a riguardo: “Il gabinetto federale ha approvato ordinanze contro lo stupro che cambiano la definizione di base di stupro e suggeriscono una punizione severa per lo stupro di gruppo e l’impiccagione degli stupratori”.
La decisione del governo pakistano di procedere per una linea così dura arriva dopo un terribile episodio avvenuto a settembre, quando un gruppo di ladri, dopo aver rapinato una donna in autostrada mentre aveva la macchina in panne, la violentò davanti ai figli nel veicolo. Ad ottobre di quest’anno, inoltre, è venuto fuori un altro scioccante caso di violenza: una donna e la figlia di 4 anni sono state rapite ed abusate entrambe da un gruppo di uomini nel Sindh.
Non tutti nel Pakistan, però, sembrano essere d’accordo con l’infliggere pene così disumane: la giornalista Zahra Khozema, in un pezzo sul New Arab intitolato “Il Pakistan ha un problema con lo stupro, ma la castrazione non è la risposta” scrive: “Per quanto intuitivo possa sembrare desiderare che gli stupratori sopportino una versione del trauma che infliggono alle loro vittime, questo tipo di punizione è eticamente sbagliata e non riesce ad affrontare la causa principale della violenza di genere: l’idea che lo stupro sia ancora considerato un mezzo praticabile per esprimere potere e dominio sulle donne”, a riguardo, continua “Una soluzione più ambiziosa ma duratura cambierebbe il modo in cui cresciamo i nostri ragazzi”.
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