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Giornata contro la violenza sulle donne: i dati allarmanti ma anche i risultati delle politiche di contrasto

Nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, è necessario fare un quadro della situazione: dati allarmanti e sempre più violenze, ma anche politiche di contrasto che iniziano a dare i loro frutti 

91 femminicidi dall’inizio dell’anno: se si prova a fare una media, da gennaio 2020, solo in Italia, ogni tre giorni una donna viene uccisa . Sempre in Italia, secondo l’ Istat, le donne fra i 16 ei 70 anni che nel corso della loro vita hanno subito una qualche forma di violenza fisica sono 6 milioni e 788mila. Ora, anche per un solo momento, immaginate quanto di peggiore possa figurarsi nella vostra testa: ipotizzate che dietro quei dati, all’apparenza freddi o magari per qualcuno non significativi, non ci siano solo percentuali, ma le donne a voi vicine. Immaginate che fra quelle donne vi sia vostra madre, vostra moglie, la vostra compagna, figlia o nipote o la vostra migliore amica. Immaginate di dover ricevere una chiamata da loro che vi dicono di aver subito una violenza. Dopo averlo fatto, pensate invece come sarebbe essere contattati dalla polizia che vi comunica che una di loro è deceduta, perché uccisa da un uomo che faceva finta di amarla. Questo è quello che, dall’inizio dell’anno, è accaduto a 91 famiglie, quello che è accaduto a 91 donne.

Da questi numeri, infatti, non viene fuori un qualcosa di impersonale, un fenomeno lontano da noi e che possiamo far finta di non vedere. Da Nord a Sud Italia, dall’Europa all’Asia e all’America, non c’è territorio che sia immune a quella che il segretario dell’Onu Antonio Guterres ha definito “una pandemia ombra”, quella stessa pandemia che, durante quella del coronavirus, è andata esponenzialmente peggiorando.

Ancora due femminicidi nella notte

Nella notte, altri due femminicidi sono stati commessi: si tratta di una donna di 51 anni uccisa a coltellate a Stalettì. Il suo corpo è stato trovato nascosto tra gli scogli, e per il suo omicidio è stato fermato un 36enne con cui, secondo le indagini, la donna aveva una relazione. A Cadoneghe, invece, in Veneto, un uomo ha ucciso sua moglie con una coltellata al petto. Lei lo aveva più volte denunciato per le violenze subite fra le mura domestiche davanti ai loro tre figli, ma ha poi successivamente ritrattato. Se si aggiungono i due femminicidi avvenuti nella notte al dato riportato inizialmente, il numero sale a 93. 

La gravità degli abusi psicologici ed economici

Prima di arrivare al culmine, però, la violenza contro le donne si manifesta in tantissimi altri modi: oltre a quella sessuale e fisica, infatti, una forma gravissima di abusi sono quelli psicologici ed economici. Nel 2014, le donne che hanno subito “comportamenti di umiliazione, svalorizzazione, controllo della loro vita ed intimidazione, nonché di privazione o limitazione nell’accesso alle proprie disponibilità economiche o della famiglia”, sono state tantissime: il 26,4% ha subito volenza psicologica od economica dal partner attuale e il 46,1% da parte di un ex partner.

La doppia violenza: una ferita nella ferita

La violenza psicologica si può manifestare, inoltre, a danno di donne che, dopo aver subito abusi sessuali, sono incolpate di “essersela cercata” o che vengono abbandonate dalle istituzioni: il fenomeno, definito come “doppia violenza”, è stato approfondito dalla “Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano”, che ha messo a disposizione online una guida per rendere affrontabile il tipo di violenza in cui si incappa quando si cerca giustizia e supporto attraverso le istituzioni. Un po’, in sostanza, quello che sta accadendo rispetto al caso Alberto Genovese: la vittima continua ad essere incolpata di essere responsabile di quanto subito ed è sconvolgente che, in molti, continuino a sostenere l’imprenditore, come Efe Bal.

Le nuove politiche stanno sortendo gli effetti sperati

Dopo aver fatto una carrellata di dati a dir poco allarmanti, però, bisogna anche dare uno sguardo ai nuovi dati emersi dalla nuova norma definita ‘Codice Rosso’: la legge, entrata in vigore a luglio del 2019, inizia finalmente a dare i suoi frutti. Nel report realizzato dal ministro Bonafede e presentato in sinergia con la ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, e la presidente della Commissione di inchiesta sul femminicidio Valeria Valente, il Codice rosso in un anno ha permesso l’avviamento di 4mila indagini per i nuovi 4 reati di violenza di genere che il provvedimento ha introdotto: violazione misure di protezione per le vittime, costrizione al matrimonio, Revenge porn, sfregi permanenti. Mille le inchieste aperte solo sul Revenge porn, il reato per il quale si diffondono illecitamente immagini e video sessualmente espliciti (art 612 ter cp). L’ultimo terribile esempio è quello che è accaduto alla maestra di asilo, licenziata perché l’ex ha diffuso illegalmente video dei loro rapporti sessuali. Un’altra ferita, un’altra violenza subita nuovamente dalla vittima.

Martina De Marco

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