A 17 anni anni dalla strage in cui persero la vita 19 italiani, fra cui 12 carabinieri, come sta la situazione oggi a Nassirya
Era la mattina del 12 novembre 2003 quando un camion guidato da due terroristi imbottito di esplosivo detonò all’ingresso di base Maestrale, uccidendo 19 italiani, fra cui 12 carabinieri, e 9 iracheni, provocando all’incirca 60 feriti. Nell’anniversario della strage è facile che le polemiche per l’episodio si riaccendano e le ferite tornino a fare male. Fra le critiche mosse all’operazione di pace, denominata Antica Babilonia, una delle più rilevanti riguardava la posizione dell’edificio che ospitava i militari italiani: situato nel pieno centro di Nassirya, era praticamente impossibile da proteggere e da tutelare con qualche barriera. Una base talmente esposta che persino Abu Omar al-Kurdi, l’uomo di Al Qaeda che organizzò l’attacco, confessò di averla scelta perché impossibile da presidiare esternamente da parte degli italiani. Ma questo fu solo uno dei tanti errori commessi che portarono a quelle conseguenze fatali che si sarebbero potute evitare: dall’impostazione pacifica dell’operazione, difficilissima da mantenere in un contesto come quello iracheno appena liberato dal potere di Saddam Hussein, al posizionamento del deposito di munizioni all’ingresso della base fino alla scelta di riempire i sacchi di protezione non con sabbia filtrata ma con la ghiaia, che funse da proiettile una volta fatta esplodere. Responsabilità, queste, che vennero tutte attribuite ai responsabili militari, alla fine assolti.
Gli italiani in Iraq oggi
L’operazione Antica Babilonia, che ebbe inizio nel 2003, terminò il 1° dicembre 2006: la missione di rientro in patria venne chiamata Operazione Itaca. A distanza di 17 anni, però, la presenza italiana in Iraq non si è mai interrotta. Dopo le tensioni altissime nate a seguito dell’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, il contingente italiano non è stato ritirato ma solo spostato dalle zone più a rischio. Al momento dell’attacco, avvenuto a gennaio, le truppe italiane in Iraq contavano all’incirca su 1000 fra uomini e donne, di cui 400 a gennaio erano ad Erbil, la zona colpita dall’attacco missilistico, e dove le attività dell’esercito italiano sono inquadrate all’interno della Task Force Land, il cui comando è assegnato a semestri alternati all’Italia e alla Germania. L’Italia, attualmente, prende parte alla coalizione internazionale contro l’Isis, di cui fanno parte 79 paesi e 5 organizzazioni internazionali che collaborano contro i terroristi situati in Iraq e in Siria. I militari italiani, impegnati nella missione internazionale “Prima Parthica-Inherent Resolve” sono circa mille. L’operazione è attiva dal 14 ottobre 2014 con la finalità di contrastare Daesh.