La situazione mondiale riguardo al covid è sempre più tesa. Guardando al nostro paese è evidente che il nervosismo ha da tempo superato i livelli di guardia. Lo si vede dalle proteste nelle piazze, ma lo si percepisce anche dai discorsi e dagli interventi dei politici.
Ha fatto rumore in questo ambito il duro sfogo del viceministro della salute Pierpaolo Sileri, intervenuto ieri ai microfoni di ‘Non è l’Arena’. Sileri ha affrontato con trasporto la questione del contagio e la necessità di dividere il paese in macro aree, con un accento particolare alla situazione campana: “Se voi mi chiedete cosa penso della Campania dopo che ho visto il Cardarelli, penso che stanno facendo uno sforzo sovrumano per rispondere a un territorio che ha alcune aree davvero affette. La mia percezione è che fra qualche giorno, se continuano così le cose, purtroppo anche quella regione avrà bisogno di restrizioni molto forti“.
Incalzato da Giletti, il viceministro ha poi alzato il tono esplodendo in un vero e proprio sfogo: “Sono i numeri a stabilire se una zona deve essere rossa o arancione. Non si tratta di un colore politico, si tratta di sicurezza nazionale. Non avete idea della mia sofferenza nel pensare ai 38mila morti, ai miei colleghi morti. I colleghi mi chiamano ogni giorno per chiedere di fare zone rosse perché non ce la fanno più. Stiamo lottando per salvare l’Italia. Me ne infischio di 5stelle, Pd, Lega: chi se ne frega! Siamo in guerra“.
Al che anche Giletti ha alzato i toni chiedendo conto degli errori commessi nel programmare un’eventuale seconda ondata di contagio. Sileri si è dichiarato d’accordo con il conduttore cocludendo infine: “Questo è il momento in cui bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare. Poi chi ha sbagliato verrà cacciato a calci nel culo. Punto“.