Cristina D’Avena è la protagonista dell’ultimo numero di Vanity Fair.
Protagonista della cover, protagonista di una lunga intervista e protagonista anche di un video – backstage pubblicato sui canali social del magazine.
Di seguito, riportiamo alcuni passaggi della lunga intervista (che racconta tanto della vita e del percorso della D’Avena).
Innanzitutto, il passaggio legato al suo sentirsi a suo agio come “oggetto del desiderio”.
Un aspetto che non ci aspetteremmo da un personaggio divenuto noto come cantante di sigle di cartoni animati, ma che a ben vedere ben si confà alla D’Avena – che a 56 anni è in forma e sensuale come non mai:
“Mi piace essere vista come un oggetto del desiderio. Nella vita mi è capitato un ruolo di bimba donna e di donna bambina: è un ossimoro strano, qualcosa che ti fa amare indistintamente da uomini e donne perché incarni la spensieratezza dell’infanzia e i chiaroscuri sensuali dell’età adulta. A me piace risvegliare il desiderio, ci gioco e mi appaga anche essere fonte di attrazione. Ma il punto è un altro: questa figura di donna bambina rassicura perché ti sembra di conoscerla da sempre, come fosse la tua migliore amica e insieme, forse, la tua amante. Il suo segreto è uno solo: la dolcezza”.
Interessante il retroscena sull’exploit – proprio da cantante di sigle dei cartoni animati – con i Puffi (era il 1982):
“Prima dei Puffi c’è stata in realtà la sigla di Bambino Pinocchio. Funzionava così: ero al liceo e ogni tanto mi chiamavano per registrare una sigla dei cartoni animati. Ero un ingrediente tra i tanti, una bella voce tra tante. Poi, verso la fine del liceo, mi chiamano per questo nuovo progetto, I Puffi. Ricordo mio padre che mi accompagnava a Milano agli studi di registrazione e poi mi aspettava controllando tutto. Quello che successe dopo fu una cosa pazzesca: tutti cantavano quella canzone, il cartone animato divenne un caso arrivando a vendere 500.000 copie del singolo. Io ero travolta: non ho un carattere da vincente, oggi non potrei mai partecipare a un talent. Il punto di svolta avvenne all’università, quando per la terza volta stavo tentando l’esame di Chimica. Lo scritto andò così così e all’orale il professore mi fece capire che non l’avrei passato di nuovo. Io lo guardai con i miei occhi e lui, sorridendo, mi disse: “Me la canti la canzone dei Puffi?”. Finì che mi beccai un 19. Grazie ai Puffi, ovviamente”.
Bello il messagio finale, legato in qualche forma alla cover di Vanity Fair:
“È una provocazione, un invito a sciogliersi, a tollerare, ad amare di più, a sperare. Io penso davvero che questo sia da vivere come un momento di prova. E nei momenti di prova bisogna fare soprattutto una cosa: resistere. E non perdere mai la fiducia. Nel mentre, consiglio di chiudere le porte di casa, spegnere i social, tagliare fuori tutto e tutti. E amare. Noi stessi, chi ci è vicino, chi ci ama. Perché se ci si dimentica di amare, ci si dimentica di tutto”.
E per finire, una compilation di foto tratte dal suo profilo Instagram – che mostrano tutta la sensualità della cantante bolognese:
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