A detta del primario del San Raffaele tutta la stampa è colpevole di dipingere un “clima non realistico”
Continua a tenere la sua linea il professor Alberto Zangrillo, prorettore dell’Università San Raffaele e primario di anestesia e rianimazione dell’ospedale milanese, noto a tutti per le sue posizioni anti-disfattiste verso la situazione pandemica e sanitaria che stiamo vivendo. Le sue dichiarazioni continuano a generare polemiche fra più parti: al posto del Professor Galli questa volta nel mirino dell’esperto finiscono i giornalisti, rei di manipolare i dati secondo il loro vantaggio.
In occasione di un’intervista al Tg4 Zangrillo lancia una forte provocazione verso tutti i giornalisti: a detta del medico milanese, infatti, sarebbe colpa loro e, in generale, di tutta la stampa se ad oggi viene descritto uno scenario non realistico: “In questo momento noi abbiamo una situazione che è completamente diversa da quella che state, stanno, tutti narrando”, ha detto il Professore, che ha voluto precisare: “Quando si parla di migliaia di contagi si presuppone che queste persone siano malate, in realtà sono persone venute a contatto con il virus”. Secondo il primario per comprendere realmente la situazione come sta dovremmo fare riferimento a quanto accade negli altri Paesi, dove i numeri sono molto più alti ma i nervi “ben saldi”: le strutture ospedaliere, a suo dire, sono tutte attrezzate e in questo momento la sua struttura sta prendendo in carico “pazienti che non sono pazienti”. Sarà, ma viene inevitabile chiedersi se il primario abbia avuto modo di vedere la situazione delle terapie intensive di altre strutture ospedaliere italiane.
Zangrillo ritorna poi sulla dibattito inerente i Pronto Soccorsi: il Professore ci tiene a specificare che il 70% delle persone che arrivano in ospedale sono tutti codici verdi, che spesso intasano le strutture sebbene non ve ne sia il bisogno e che, soprattutto, entrano a contatto con altre persone invece di restare in isolamento. La situazione sarebbe tranquilla, dunque, e chi paragona la seconda ondata a quella di marzo “vuol dire che non ha vissuto la situazione a marzo”.
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