Intervista de Il Giornale a Fabrizio Pregliasco, virologo dell’ Università di Milano e direttore sanitario dell’ ospedale Galeazzi.
Una intervista che mette in evidenza, ancora una volta, quanto questa seconda ondata stia assumendo adesso contorni drammatici:
“Dal punto di vista degli ospedali la situazione comincia a essere pesante. È necessario non fare allarmismo, perché l’eccessiva paura porta a un’eccessiva pressione sui pronto soccorso. In questa seconda ondata abbiamo l’oggettività di un’amplissima diffusione della malattia, grazie anche alla sua peculiarità: in tanti casi è una malattia banale, e questa banalità è la sua forza”.
Proprio per questa suddetta banalità, gli asintomatici sono un pericolo e “ogni contatto è un rischio”:
“Non si arriva al rischio zero. Io spero che quelle misure possano riutilizzarle presto. Lo spirito del Dpcm vigente, e credo di quello che verrà, è ridurre i contatti. Tanto più li riduciamo e tanto meglio sarà. Siamo a questo punto anche per aver aperto molto nei mesi scorsi. È stato un comprensibile ritorno alla vita, ma ha creato le condizioni per la seconda ondata”.
In merito a misure più stringenti, questa è l’opinione di Pregliasco:
“Per le grandi aree metropolitane sì, con un coordinamento sui principi. È chiaro che non è facile ora, è davvero un disastro economico ma non si può sacrificare la salute all’ economia, e comunque, anche se si fa, le persone malate non lavorano e non consumano. Anche i più giovani. E il positivo asintomatico deve stare a casa. Anche in questo senso non si può dire freghiamocene di chi non produce”.
Una battuta, quindi, sul vaccino:
“Vorrei che non esagerassimo con il sensazionalismo. È vero, pare che uno o più vaccini potranno essere disponibili da dicembre. Ma immagino lo sforzo organizzativo di una campagna che pare necessiti di due dosi e deve anche persuadere la popolazione a vaccinarsi. Lo stesso problema fra l’ altro si pone per l’ anti-influenzale. Speriamo…”.
E un abattuta sull’inverno che verrà:
“La speranza è che quanto è stato fatto cominci a dare risultati, magari non eclatanti ma che mitighino appunto il contagio. Si dovranno modulare le misure in modo da convivere con il virus, è giusto dirlo. Si dovrà continuare a lavorare in modo da non cadere nell’allarmismo, a volte anche indotto. La malattia spesso pare banale ma questo la rende ancora più insidiosa”.
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