Ipotesi lockdown, nuovo dpcm e proteste contro Conte: uno sguardo all’Italia semi-ferma, e incazzata, che ha paura di chiusure più drastiche mentre i numeri dei contagi continuano a salire
Mentre si contano le “vittime”, economicamente parlando, del nuovo dpcm, torna di nuovo in auge lo spauracchio del lockdown: la parola tabù che fino ad oggi nessuno voleva pronunciare torna a fare paura, come paura fanno i numeri dei nuovi contagi. Durante l’inizio della settimana, infatti, i casi sono stati all’incirca 22mila, mentre i morti 221. Paura anche per le terapie intensive, soprattutto a ridosso dei mesi più duri dell’inverno. Ma l’Italia è divisa, spaccata quasi esattamente a metà fra chi sostiene le nuove misure restrittive, ritenute necessarie per bloccare l’impennata della curva epidemiologica e chi, invece, ritiene queste misure troppo drastiche e scende in piazza a protestare. Nel caos delle manifestazioni e dei cortei, da un lato pacifiche dall’altro strumentalizzate dalle frange estremiste che con le attività commerciali hanno poco a che fare, sui giornali c’è chi arriva ad ipotizzare una caduta di Conte.
Ma al di là degli estremismi, fra negazionisti di estrema destra no vax ed ipocondriaci, l’unico aspetto che bisogna realmente tenere d’occhio sono i dati della protezione civile, che non lasciano presagire nulla di buono. Il peggiore degli scenari si potrebbe profilare qualora le misure messe in campo tramite il nuovo dpcm non dovessero sortire effetto. Per adesso, però, Conte, nomina il lockdown solo in senso preventivo, ma nulla esclude che la più grande paura degli italiani potrebbe diventare a breve realtà: dipenderà da noi, ha detto il Presidente del consiglio, che giustifica le nuove misure come un tentativo di “salvare il Natale” che è alle porte, e che si spera porterà una ventata fresca all’economia a dir poco ristagnante.
Mentre le proteste continuano a diffondersi su tutto il territorio nazionale, le decisioni del premier (e le ipotesi di lockdown locali) sono sostenute sia dal Presidente Mattarella che da tutto l’esecutivo, che si dimostra compatto davanti alle critiche che stanno inondando il governo. Ed è proprio per queste ultime che, in molti, parlano già del post-Conte, ipotizzando, fra i vari scenari, un governo di unità nazionale guidato da una figura extra-partitica. Ma la crisi di governo, per ora, non c’è, e l’esecutivo corre ai ripari delle proteste con la firma ufficiale del nuovo decreto ristoro, che mette in campo 5 miliardi per sostenere le imprese e tutte le attività colpite dalle chiusure.
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