Una mancanza di vitamina D è stata riscontrata nell’80% dei pazienti che hanno contratto il Covid-19.
Un nuovo studio ha rilevato che sono stati registrati bassi livelli di vitamina D in un gran numero di persone risultate positive al coronavirus. La vitamina D, un ormone elaborato nei reni, è nota per aiutare il sistema immunitario a combattere infezioni come raffreddore e influenza.
Gli integratori aiutano i pazienti con Covid-19 a mantenere muscoli e ossa sani, rafforzando al contempo il loro sistema immunitario.
Circa il 20% della popolazione del Regno Unito soffre di bassi livelli di vitamina D. Il coautore dello studio, il dott.José Hernández dell’Università della Cantabria, in Spagna, ha cercato di spiegare i dettagli dell’indagine: “L’approccio consiste nell’identificare e trattare la carenza di vitamina D, specialmente negli individui ad alto rischio come gli anziani, i pazienti con patologie e i residenti in case di cura, che sono i più vulnerabili al Covid-19″.
“Il trattamento dovrebbe essere raccomandato nei pazienti affetti da Covid-19 con bassi livelli di vitamina D nel sangue, poiché questo approccio potrebbe avere effetti benefici sia sul sistema muscolo-scheletrico che sul sistema immunitario”, ha poi aggiunto il dottor Hernandez.
La vitamina D più carente negli uomini rispetto alle donne
La vitamina D aiuta a controllare la quantità di calcio e fosfato nel nostro corpo, entrambi necessari per ossa, denti e muscoli sani. I benefici della vitamina D sul sistema immunitario sono ben noti, soprattutto quando si tratta dei classici raffreddori.
I livelli di vitamina D sono stati misurati in 216 pazienti dell’ospedale universitario Marques che avevano contratto il Covid-19, utilizzando un test sierologico. I ricercatori hanno registrato una carenza nell’80% dei pazienti positivi al Covid-19, rilevando inoltre che gli uomini avevano maggiori probabilità di soffrire di una carenza di vitamina D rispetto alle donne.
I pazienti COVID-19 con livelli di vitamina D bassi presentavano anche i cosiddetti marker infiammatori in rilievo, tra cui ferritina e D-dimero. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism.