Da qualche giorno a questa parte s’è preso a parlare in maniera massiccia dela situazione legata al Monte Bianco e, nello specifico, del Rifugio Torino.
Come riportato da NewNotizie.it:
“i comuni francesi di Chamonix e St. Gervais hanno da qualche tempo modificato i propri confini, facendo ricadere il rifugio Torino all’interno del loro territorio, nonostante sia il Trattato di Torino del 24 marzo 1860, sia il Trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, stabiliscono che una consistente porzione di Punta Helbronner e tutta la zona circostante il rifugio Torino ricadono nel territorio italiano”.
E così la politica tricolore, soprattutto a destra, ha preso a parlare di invasione francese in cima al Monte Bianco.
E così anche CasaPound si è interessata alla vicenda ma, a differenza degli altri partiti di destra che si sono limitati a far propaganda tramite social, il movimento d’estrema destra ha deciso di muoversi.
E così una trentina di militanti sono saliti quest’oggi sul Monte Bianco “invadendo il ghiacciaio francese per rivendicare i confini nazionali italiani, scippati dalla Francia nel più completo disinteresse del governo italiano” (riprendiamo le parole scritte nella nota di CPI).
In realtà, rifacendoci sempre al succitato pezzo di NN, il governo s’è ultimamente alle dinamiche in vetta al Monte Bianco.
Attraverso il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale Ivan Scalfarotto, s’è così esposto: “L’Italia ha in gioco senz’altro un interesse non solo economico, ma anche simbolico, da tutelare, visto che le pretese di Parigi consegnerebbero alla Francia l’intera cima del Monte Bianco (vetta più alta d’Europa) e il rifugio Torino”.
Assicurando quindi “che il Governo continuerà a seguire la questione con la controparte francese nelle sedi opportune, a livello sia politico che tecnico, al fine di addivenire quanto prima possibile ad una soluzione soddisfacente della questione”.
Tornado all’azione di CPI, i militanti hanno tracciato con la vernice rossa la scritta ‘Italia’ nella zona diventata tema di disputa, per poi accendere fumogeni tricolori e piantare una grande bandiera italiana.
“Con questa azione esigiamo una reazione forte dal governo italiano che, invece di chiudere l’Italia intera e le sue attività commerciali, deve controllare e difendere i confini nazionali di una nazione da troppo tempo umiliata”.